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Mag 11 2022

Petrus Iohannis Olivi
Lectura super Apocalipsim

 

 

PETRUS  IOHANNIS  OLIVI

 

LECTURA SUPER APOCALIPSIM

Paris, Bibliothèque Nationale de France, Ms. lat. 713

 

trascrizione di Paolo Vian – edizione a cura di Alberto Forni

 

Roma 2022

 

La Lectura dell’Olivi rappresentò l’ultimo sforzo, il più intenso, dell’escatologismo medievale a presentarsi come forza viva ed operante nella vita della Chiesa e della storia. Ben lo compresero i contemporanei, amici ed avversari: mentre Ubertino da Casale ne accoglieva le pagine più importanti nel suo Arbor vitae crucifixae Iesu e i popolani di Provenza e di Catalogna ne apprendevano le dottrine fondamentali su compendi in volgare per loro approntati, da altre parti si raccoglievano elementi per quella offensiva contro il frate di Béziers, che doveva concludersi nella condanna della Postilla, come ben presto si chiamò, e nella persecuzione contro gli “Spirituali”. Pure rimasero all’Olivi molti, silenziosi seguaci: i frati, che nei conventi ne copiarono le opere, ivi compresa la Lectura, i popolani che per lui affrontarono l’Inquisizione e taluni anche il rogo. Né morirono le sue idee, che serpeggiano sotterranee lungo il XIV e XV secolo, fino a manifestarsi, per tramiti difficili, in un Wycliff tra gli eretici o più direttamente in san Bernardino. Così l’Olivi alimenta di sé due secoli: tanta fortuna, e tanta fede significano che non era stato vano il suo tormento e la sua meditazione [1].

Se l’esilio aiutò Dante a superare il campanilismo cittadino, nell’amore del luogo natio riaffermato in quello per la più grande patria italiana, è proprio la concezione spirituale della storia che fece del cittadino il cristiano ed il profeta. Se la tensione spasmodica ed eroica del giudice, portavoce di Dio, percorre e sorregge dal primo all’ultimo canto la Commedia, ciò si deve anche al tormento ed al travaglio del mondo francescano della seconda metà del Duecento, che il Poeta accolse, rimeditò e rielaborò alla luce della sua esperienza culturale, politica ed umana [2].

                                                                        RAOUL MANSELLI

 

[1] R. MANSELLI, La « Lectura super Apocalipsim » di Pietro di Giovanni Olivi. Ricerche sull’escatologismo medioevale, Roma 1955 (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo. Studi storici, 19-21), p. 236.

[2] R. MANSELLI, A proposito del cristianesimo di Dante: Gioacchino da Fiore, gioachimismo, spiritualismo francescano (1975) in Idem, Da Gioacchino da Fiore a Cristoforo Colombo. Studi sul francescanesimo spirituale, sull’ecclesiologia e sull’escatologismo bassomedievali, a cura di P. Vian, Roma 1997 (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo. Nuovi Studi Storici, 36), p. 344.

 

Prologo

cap. 1-3

cap. 4, 1-8, 1

cap. 8, 2-11, 18

cap. 11, 19-14, 20

cap. 15, 1-16, 17

cap. 16, 18-19, 21

cap. 20-22

Indici – I (indice generale, indice per status)

Indici – II (indice dei luoghi della Scrittura, indice degli autori)

Indici – III (indice dei nomi di persona e di luogo)

 

La trascrizione del ms. Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 713, e lo studio del testo della Lectura super Apocalipsim (LSA), sono stati oggetto della tesi di laurea di Paolo Vian (Università di Roma La Sapienza, 1979, relatore Raoul Manselli). Su tale trascrizione si basa l’edizione curata da Alberto Forni, pubblicata su questo sito in PDF nel 2009 (nuova edizione, 2015), ora in HTML, aggiornata nei riferimenti alle fonti (in particolare alla Concordia di Gioacchino da Fiore).
È in preparazione, per i medesimi autori, un’edizione critica del prologo della LSA.

MANOSCRITTI

B (Berlin, Staatsbibliothek, lat. oct. 432)

Ca (Capestrano, Biblioteca del convento francescano, XL)

Ce (Cesena, Biblioteca Malatestiana, Biblioteca Piana 3.163)

F1 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Conv. Soppr. 382)

F2 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Conv. Soppr. 397)

M (Messina, Biblioteca Universitaria, F.V. 282)

N (Novara, Biblioteca Capitolare di S. Maria, CXXVII)

P (Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 713)

R (Roma, Biblioteca Angelica, 382)

S (Sarnano, Biblioteca Comunale, E.58)

T (Toulouse, Bibliothèque Municipale, 56)

V1 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Borghesiano 38)

V2 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4264)

V3 (Città del Vaticano, Biblioteca Vaticana, Vat. lat. 7709)

P

Ms. lat. 713 della Bibliothèque Nationale de France. Codice membranaceo, che misura mm 185 x 125 e comprende, unitamente a un foglio di guardia all’inizio e tre alla fine, 207 fogli utilizzati costantemente su due colonne di 32 righe. Quaderni di dieci fogli con réclames finali. Iniziali a colori in filigrana (in rosso o in blu). Titoli, talora nel margine, entro cornici dai tratti rubricati. Testo scritturale sottolineato in rosso. Il codice è vergato in gotica, con correzioni sulle parole, nell’interlinea o a margine.
Numerosissimi sono gli interventi volti a segnalare singoli punti o intere pericopi del testo, molti dei quali certamente in relazione con la censura magistrale del 1318-1319 e con i passi estratti direttamente da Giovanni XXII nel 1322.
Sull’argomento cfr. P. Vian, Appunti sulla tradizione manoscritta della Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi, in Editori di Quaracchi 100 anni dopo. Bilancio e prospettive, Atti del Colloquio Internazionale, Roma 29-30 maggio 1995, a cura di A. Cacciotti e B. Faes de Mottoni, Roma 1997 (Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. Pontificio Ateneo Antonianum), pp. 373-409: pp. 395-401; A. Forni – P. Vian, Un codice curiale nella storia della condanna della Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi: il Parigino latino 713, in “Collectanea Franciscana”, 81 (2011), pp. 479-558; 82 (2012), pp. 563-677.
Il codice è pertanto sicuramente databile come il più antico testimone pervenuto della Lectura super Apocalipsim. Su di esso furono infatti collazionati i sessanta articoli estratti dagli otto maestri in teologia guidati dal cardinale ostiense Nicolò da Prato, come indicato nella « littera magistrorum »: « Volentes igitur ipsius mandato immo potius vestro humiliter obedire, de ipsis articulis per ipsum Dominum Ostiensem de dicta postilla extractis cum dicta postilla collationem fecimus diligentem et sicut in ipso extracto continebatur, ita in ipsa postilla invenimus contineri » (Baluzii-Mansi Miscellanea, p. 258). Il codice parigino « non è però quello sul quale è avvenuta la scelta degli articoli, come indica un confronto fra le determinazioni di luogo che talvolta accompagnano il testo degli articoli nella “littera magistrorum” e l’effettiva collocazione degli articoli nel manoscritto parigino » (Vian, Appunti, p. 396 nt. 123).
Il ms. venne trasferito dalla biblioteca papale di Avignone al castello di Peñiscola nel 1409 da Benedetto XIII (cfr. ibid., p. 380). In calce all’ultima colonna: « Benedictum sit nomen Domini nostri Ihesu Christi. Amen. Qui scripsit scribat semper cum Domino vivat. Amen ».
Rilegatura del sec. XVIII con le armi reali; in alto, a caratteri d’oro, Postillae in Apocalypsi. Al f. 1r, nel margine esterno: Cod Clb 6112 Regnis 4410. 5 (Colbert 6112, Regius 44105; il numero è ripetuto nel margine sotto le colonne). Cfr. Bibliothèque Nationale, Catalogue Général des Manuscrits Latins, I (Nos 1-1438), ed. Ph. Lauer, Paris 1939.

 

  • Degli altri tredici codici della LSA, tre risalgono alla prima metà del sec. XIV:

T (area francese, dal convento degli Agostiniani di Tolosa; Vian, Appunti, pp. 386-387 e nt. 71).

B (area italiana; Vian, Appunti, p. 380 e nt. 36).

V1 (ambito spirituale della Provenza): cfr. P. Vian, I codici vaticani della Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, I, Città del Vaticano 1987 (Studi e Testi, 329), pp. 229-257.

Sui mss. T e B è in corso uno studio a cura di Alberto Forni e Paolo Vian, che sarà prossimamente pubblicato in una Festschrift per David Burr, a cura di Michael Cusato  (St. Bonaventure University, NY).

Le numerose varianti congiunte di T e B contro P, registrate in calce alla trascrizione del codice parigino, indicano l’esistenza di due tradizioni antiche, una curiale (francese, P); l’altra conventuale, francese (T) e italiana (B). V1, l’altro ms. antico, appare isolato.

 

  • Un altro gruppo di codici italiani più tardi (seconda metà del sec. XIV – prima metà del XV), che può definirsi “santacrociano”, fa capo a Tedaldo della Casa (1365): Ce, F1, F2, R, S, V3.

P. Vian, I codici fiorentini e romano della «Lectura super Apocalipsim» di Pietro di Giovanni Olivi (con un codice di Tedaldo della Casa ritrovato), in “Archivum Franciscanum Historicum”, LXXXIII (1990), pp. 463-489.

A. Forni – P. Vian, Ubertino da Casale, Tedaldo della Casa e Ambrogio Massari da Cori. A proposito di un brano omesso e tagliato nel prologo della Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi, in La lettera e lo spirito. Studi di cultura e vita religiosa per Edith Pásztor, a cura di M. Bartoli, L. Pellegrini, D. Solvi, Milano-Roma, 2016 (Biblioteca di Frate Francesco, 17), pp. 129-155.

A. Forni – P. Vian, La memoria di Pietro di Giovanni Olivi a Santa Croce di Firenze fra Trecento e Quattrocento. I rapporti fra i manoscritti Cesenate e Angelicano della Lectura super Apocalipsim, in «Sapiens, ut loquatur, multa prius considerat». Studi di storia medievale offerti a Lorenzo Paolini, a cura di C. Bruschi e R. Parmeggiani, Spoleto 2019, pp. 303-318.

Ce, unico codice datato, fu trascritto a Firenze, presumibilmente a Santa Croce ove nel 1365 doveva trovarsi Tedaldo, ed è il più antico codice della LSA che presenti il taglio del brano sulla « commutatio » del pontificato, contenuto nel notabile VII del prologo: un’ampia e incendiaria riflessione sul trasmutarsi del pontificato romano da uno stato iniziale di povertà a uno dotato di possessi temporali a partire da Costantino, in vista di un ritorno, nel sesto stato della Chiesa (iniziato con la conversione di Francesco), « ad ordinem primum ». Gli altri tre manoscritti che omettono il brano (F2, S, V3) sono tutti italiani, si ricollegano a conventi francescani e sono successivi alla data di trascrizione di Ce, cioè al 1365. Gli altri dieci codici che conservano integralmente la LSA, distribuiti fra i primi anni del Trecento e la seconda metà del Quattrocento, presentano invece il brano sulla « commutatio » del pontificato. Così anche il manoscritto Roma, Biblioteca Angelica, 382 (sec. XV; R), ma con una particolarità che salta subito agli occhi. Il passo non fu infatti trascritto inizialmente ma venne aggiunto nei margini inferiori dei ff. 6v-7r dalla mano dello stesso copista, che si deve dunque essere accorto presto dell’incompletezza dell’antigrafo da cui stava copiando il testo del commento.
Pertanto, a Santa Croce esistevano due tradizioni della LSA: quella che non conteneva, nel notabile VII, il passo della « commutatio pontificatus » (rappresentata da Ce e dalla prima stesura di R, tradizione presente anche in altri centri francescani, come testimonia S), e quella che lo conteneva (rappresentata dal secondo antigrafo di R).
Questa seconda tradizione dell’intero testo non sembra però discendere, fra i quattro testimoni più antichi (della prima metà del Trecento e tutti contenenti il passo), dai codici B, P, V1, ma da T, come dimostrano alcuni esempi di varianti relative al prologo, che in R non sono state corrette (cfr. Forni-Vian, La memoria di Pietro di Giovanni Olivi a Santa Croce di Firenze fra Trecento e Quattrocento, pp. 305, 316).

Notabile VII

B [f. 8rb], P [f. 10ra], V1 [f. 9rb] 

 

ad suam formam et vitam in ipso perfectius exprimendam

T [f. 5vb], Ce [f. 4va; om. suam], F2 [f. 13ra], R [f. 7ra], S [f. 5rb]

ad suam formam et vitam in Christo perfectius exprimendam

B [f. 9rab], P [f. 11ra], V1 [f. 10rb]

sic et omnis status populi Dei in hac vita

T [f. 6va], Ce [f. 5ra], F2 [f. 13va], R [f. 7va], S [f. 5va] 

sic et omnis populus Dei in hac vita


T
, che pure insieme a B è testimone di una tradizione conventuale contro quella curiale rappresentata da P, ha dunque generato varianti significative nel gruppo “santacrociano”.

  • Studi di carattere generale:

P. Vian, L’interpretazione della storia nella Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi e i contesti della sua ricezione, in Pietro di Giovanni Olivi frate minore. Atti del XLIII Convegno internazionale, Assisi, 16-18 ottobre 2015, Spoleto, 2016 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi francescani, n.s., XXVI), pp. 307-361.

A. Forni, Pietro di Giovanni Olivi nella penisola italiana: immagine e influssi tra letteratura e storia, in Pietro di Giovanni Olivi frate minore. Atti del XLIII Convegno Internazionale, Assisi, 16-18 ottobre 2015, Spoleto, 2016, pp. 395-437.

Sull’edizione critica a cura di Warren Lewis (Petrus Iohannis Olivi, Lectura super Apocalypsim, edited by W. Lewis, Saint Bonaventure University, Saint Bonaventure, NY, Franciscan Institute Publications, 2015, pp. lxxii-899) cfr. A. Forni – P. Vian, A proposito dell’edizione di Warren Lewis della Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi. Alcune osservazioni, in “Archivum Franciscanum Historicum”, CIX (2016), pp. 99-161.

ASPETTI DELLA PRESENTE EDIZIONE

L’edizione si compone di: 1) Testo; 2) Apparato critico; 3) Indici.

1) Testo

  • il testo è diviso in paragrafi;

  • all’interno dei paragrafi sono numerate in apice le frasi o di parti di esse;

  • le citazioni bibliche sono in corsivo*;

  • sono evidenziate a colori le fonti principali: es. Ioachim, Ricardus, Augustinus, Gregorius, Dionysius ecc.;

  • Nelle centinaia di citazioni della Concordia e dell’Expositio in Apocalypsim, esposte per mezzo di tagli testuali e personali aggiunte interpretative, Olivi opera spesso una sintesi del testo di Gioacchino da Fiore. Le « » precedono e chiudono una citazione integrale. Diversamente, nella maggior parte dei casi, non essendo possibile evidenziare solo le parole propiamente di Gioacchino, viene posta una nota al termine della parte riferibile all’abate florense. Altrettanto avviene, quando opportuno, per gli altri autori.

2) Apparato critico

  • sono indicate le varianti registrate in B e T;

  • vengono indicati i luoghi della Scrittura corrispondenti alla numerazione in apice all’interno del testo paragrafato;

  • le note sono segnalate in celeste; in rosso le indicazioni dei sessanta articoli estratti dalla commissione presieduta da Nicolò da Prato (ed. Baluze) e dei quattro articoli estratti personalmente da Giovanni XXII (ed. Koch).

  • le edizioni delle opere sono indicate per esteso la prima volta; ad esse si fa poi riferimento con collegamento ipertestuale.

3) Indici

I. Indice generale.

Ia. Indice secondo l’ordine della materia esposta nel prologo e nel commento ai ventidue capitoli dell’Apocalisse.

Ib. Collazione della materia secondo i sette stati della Chiesa.

L’Apocalisse si articola in sette visioni: le sette chiese d’Asia, i sette sigilli, le sette trombe, la donna vestita di sole (le sette guerre sostenute dalla Chiesa), le sette coppe, il giudizio di Babylon nelle sette teste del drago, la Gerusalemme celeste. Le prime sei visioni possono essere a loro volta divise in sette momenti, ciascuno dei quali riferibile a uno dei sette periodi (status) nei quali si divide la storia della Chiesa. Assembrando, per le prime sei visioni, tutti i primi elementi (chiesa, sigillo, tromba, guerra, coppa, momento del giudizio di Babylon), tutti i secondi, i terzi e cosí di seguito, si ottengono sette gruppi di materia teologica, corrispondenti al complesso dei temi afferenti a ciascuno dei sette stati [1]. A questi sette gruppi se ne aggiungono altri due: l’esegesi della settima visione (senza articolazioni interne) e l’esegesi di capitoli del testo scritturale, o di parti di essi, introduttivi delle successive specificazioni delle singole visioni per settenari, che l’Olivi definisce “radicalia” o “fontalia”. Si ottengono in tal modo nove gruppi: le parti proemiali, i sette assembramenti di settenari e la settima visione. Il grande prologo della Lectura, articolato in tredici notabilia, può essere anch’esso riaggregato secondo i sette stati [2]. Un libro (la Lectura) contiene dunque princìpi e criteri affinché l’accorto lettore possa trarne un altro libro, fatto con lo stesso materiale ma ricomposto e distribuito in forma diversa.
Il raggruppamento della materia secondo gli status – possibile in modo efficace solo con un’edizione digitale – risulta fondamentale per il confronto fra la Lectura super Apocalipsim e la Commedia di Dante. Fra le norme che regolano il rapporto fra i due testi c’è infatti quella per cui la Commedia – che si pone come “parodia sacra” di fronte alla Lectur – mostra un ordine interno diverso da quello che appare al lettore: il viaggio di Dante ha un andamento di ciclici settenari, che corrispondono ai sette stati della storia della Chiesa, cioè alle categorie con cui l’Olivi organizza la materia esegetica. Questo ordine interno è registrabile per zone progressive del poema dove prevale, tramite parole-chiave presenti nel senso letterale del poema, la semantica riferibile a un singolo stato. La ricerca, collocata su un sito per sfruttare gli spazi offerti dalla rete, è pervenuta a una Topografia spirituale della Commedia, dove per quasi ogni verso, o gruppo di versi, collegamenti ipertestuali conducono al “panno” esegetico fornito dalla Lectura super Apocalipsim, sul quale il “buon sartore” ha fatto “la gonna”. 

II.

IIa. Indice dei luoghi della Scrittura.

IIb. Indice degli autori.

III. Indice dei nomi di persona e di luogo.

Negli indici vengono forniti estratti dei passi più significativi.

Si rinvia al PDF per i criteri non specificati in questa sede, quali la grafia (che segue quella del manoscritto parigino), per l’introduzione (La fabbrica della Chiesa, ovvero lo sviluppo nel tempo della divina perfezione), e la bibliografia generale.

* Nel PDF le citazioni scritturali sono poste fra “ ”, poiché il testo (identico a quello edito in HTML) è quello utilizzato nel sito per i confronti con la Commedia di Dante, collocati in tabelle dove il corsivo serve a evidenziare le coincidenze.

[1] Il principio è chiaramente affermato nel notabile VIII del prologo della Lectura: « […] si omnia prima membra visionum ad invicem conferas et consimiliter omnia secunda et sic de aliis, aperte videbis omnia prima ad idem primum concorditer referri et consimiliter omnia secunda ad idem secundum et sic de aliis. Et hoc in tantum quod plena intelligentia eiusdem primi multum clarificatur ex mutua collatione omnium primorum, et idem est de omnibus secundis et tertiis et sic de aliis ».

[2] Se la tradizione manoscritta non ci ha trasmesso alcun testimone contenente un’organizzazione per stati del testo della Lectura super Apocalipsim, questa forma è però attestata da fonti inquisitoriali. Nel 1318 due teologi – il carmelitano Guido Terreni e il domenicano Pietro de Palude – inviarono al papa Giovanni XXII un memoriale contenente quarantadue articoli erronei estratti da un compendio in catalano della Lectura dell’Olivi intitolato De statibus Ecclesiae secundum expositionem Apocalypsis: cfr. J. M. Pou y Martí, Visionarios, Beguinos y Fraticelos catalanes (Siglos XIII-XV), Vich 1930, pp. 255-258, 483-512. Il medesimo titolo reca una versione (Venetiis 1516, 1525) del quinto libro dell’Arbor vitae di Ubertino da Casale, libro che è una riscrittura, con parti originali, del commento dell’Olivi (« incipit tractatus de septem statibus ecclesie iuxta septem visiones beati Johannis in Apocalypsi »).